Refittings Cucù 7

Le giornate invernali, qui, al porto di Senigallia, storica cittadina delle Marche, si susseguono noiose una dietro l’altra: inesorabilmente. Ho la sentina completamente allagata e la mia tuga mal volentieri continua a sorreggere il vecchio albero in alluminio anche lui ammaccato un po’ ovunque. Quest’anno sarà l’ennesimo in cui passerò l’estate a marcire in porto…

ProgettoArlecchinoClienteLNI sezione di SenigalliaProgettistiMarco VegliaLuogoSenigalliaLunghezza7,48 mLarghezza2,50 mPeso1,2 tonProgettazione1973 - Refitting 2006Realizzazione1973

Mi presento: “sono Stella del Mare, un Arlecchino in lamellare di mogano versione crociera, costruito dagli storici cantieri Sartini, padri anche del famosissimo Passatore. Fui costruito nel 1973 e nel momento in cui vi sto narrando la mia vicenda passavo le giornate a cercare di restare letteralmente a galla”.
Il tempo narra che abbia cambiato molti nomi e che abbia anche navigato molto: fonti attendibili riportano che sia stata addirittura in Turchia e che poi, tornando, sia stata venduta proprio al porto di Senigallia. La storia recente, invece, è di essere stata donata in stato di semi-completo abbandono alla sezione della Lega navale di Senigallia che vorrebbe far si che diventi la barca per iniziare i giovani velisti alla crociera d’altura. Siamo alla fine dell’estate del 2007 ed il problema maggiore è che verso in condizioni a dir poco pietose e poco o niente potrò fare per soddisfare i desideri della L.N.I. se qualcuno non deciderà di rimettermi a posto.
Ma, questo sembra proprio il mio anno fortunato perché Giorgio Buontempi e Claudio Luciani, in autunno, vengono portati davanti alla mia prua, dopo avere brillantemente superato il corso di patente nautica senza limiti, tenutosi nei locali della sezione della L.N.I. di Senigallia. Il presidente della sezione, Massimo Latini, ed il vice Franco Santini mi presentano i due nuovi soci.
I “ragazzi” sembrano avere un piede marino ancora incerto ma, dai loro sguardi, intuisco subito che hanno idee davvero serie anche se non nego di essere ancora dubbiosa perchè in tanti presentatisi come esperti del mestiere hanno cercato di risistemarmi , ottenendo però il risultato esattamente opposto.
Dopo quel giorno e dopo svariate discussioni sul come finanziare l’operazione di restauro e su quale potesse essere l’importo dei lavori che doveva sostenere la sezione, si raggiunse l’accordo grazie al quale di li a poco io sarei tornata a solcale i mari per la Lega Navale.
Fatto!: quindi si comincia. Claudio e Giorgio hanno ormai da un po’ verificato che solo per fortuna non hanno ancora sfondato la coperta e che sono davvero messa male anche se non sanno fino a che punto. Per capirlo però, pare si stiano facendo consigliare da altri due soci della L.N.I. di Senigallia: l’Arch. Marco Veglia e Stefano Veglia (il Nino) che le barche sembrano saperle costruire.
Vista la mia situazione i due “giovani” con delicatezza mi disarmano e a fatica riescono a portarmi nello scalo del travel lift gestito dalla Gestiport spa. Mano a mano che Ilario mi tira su ci si accorge che la carena è un mitilaio impressionante, mentre , Giorgio e Claudio, mano a mano che esco dall’acqua, sembrano divenire sempre piu’ scettici dell’ impresa in cui si sono imbarcati.
L’unica speranza di non diventare legna da ardere è che il mio scafo, asciugandosi, non sia marcio.
Con sommo sacrificio da parte mia riesco a fare in modo che ciò non avvenga: a parte in due punti insignificanti, il mio scafo in lamellare di mogano e sano come un pesce fino all’orribile falchetta di cui sono stata dotata nei precedenti tentativi di restauro.
A già, dimenticavo il resto: gli interni sono tutti da rifare, il ponte è tutto da rifare,compresa la falchetta e quindi la giunzione scafo e coperta, il pozzetto è tutto da rifare, gli acciai sono da rimettere a posto, il motore è da buttare, l’impianto elettrico è da rifare, l’albero è da risistemare, la tuga è letteralmente da buttare e come se non bastasse le vele che ho, sono marce al punto di essere buttate anche loro. Insomma: se altre barche si fossero viste come mi sono vista io, in pratica con lo scafo avvolto per mesi in due cinghioni da camion per fare in modo che non mi deformassi perchè priva di qualsiasi sovrastruttura, si sarebbero buttate da sole.
Incredibilmente però Claudio e Giorgio tengono duro e non si scoraggiano affatto.
Paradossalmente fanno di ogni problema uno stimolo affinché possa tornare in mare entro l’estate del 2008.
I due giovani soci della L.N.I non sanno che stanno imparando ad innamorarsi del mare, delle storie che lo raccontano e del navigare in sintonia con lui.
L’ esperienza che stanno facendo sarà impareggiabile e sta diventando contagiosa anche per chi gli sta intorno. Sono infatti molte le persone che vengono a dare una mano come, oltre a Marco e Stefano (il Nino), Gianluca Veschi, il nostro elettricista,la moglie di Giorgio, Paola, la moglie di Claudio, Pamela e la figlioletta di Claudio: Asia, la mia mascotte.
Giorgio e Claudio imparano e capiscono ogni dettaglio di cui è composta una barca, come esso funziona e il perché sia fatto in questo o in quel modo.
Al freddo di questa rimessa nella campagna limitrofe a Senigallia, mi stanno facendo rinascere e stanno diventando marinai.
Da mesi usano, ormai indistintamente, la resina epossidica e quella poliestere, rimodellano i nuovi pezzi di legno con sapiente maestria e riescono talmente bene nel loro nuovo ed improvvisato lavoro che inizio a convincermi che tornerò allo splendore di quel lontano giorno del 1973 in cui uscii dai cantieri Sartini.
Le stagioni passano e sempre più spesso Marco passa in cantiere a vedere come i lavori avanzano. Da consigli sul come rifare o meno un pezzo, su cosa riordinare e cosa no e costantemente cerca di far capire a Claudio e Giorgio che una barca non è poi questo strano, astratto, oggetto. Sembra davvero sapere il fatto suo e da quando ho addosso la mia nuova tuga nata dalle ceneri della precedente me ne convinco.
Presto rivedrò il mare del quale, quasi, mi sto scordando, tanto la mia permanenza in campagna si sta prolungando, ma manco a dirlo, precisamente nove mesi dopo il mio ricovero vengo riportata al porto di Senigallia.
Con estremo piacere osservo che i più scettici sull’impresa ora sono estremamente soddisfatti dei lavori eseguiti; la gente mi guarda, osserva ed apprezza le mie linee retrò ma, azzeccate. Giorgio e Claudio hanno fatto davvero un ottimo lavoro per tutti mettendoci del denaro anche di tasca loro e grazie all’aiuto di Alfio Polenta, titolare dell’agenzia della Fincentroitalia di Senigallia e la ditta RENOX srl, riescono ad ottenere una sponsorizzazione per acquistare le nuove vele.
Sono felicissima e la L.N.I. ha organizzato una bellissima cerimonia per il mio varo: non ero più abituata a vedere tanta gente solo per me….

…Piano piano scendo, il travel mi cala lentamente sull’acqua e con piacere mi accorgo che la mia nuova coperta insieme alla tuga sorreggono con forza l’albero revisionato.
Mi sento leggera come non mai e presto ribbuterò la prua fuori dal porto, in mezzo alle onde: “dicono che di bolina sono una scheggia” e difatti non deluderò le aspettative.
Il motore nuovo di cui sono dotata, gira che è un piacere e non faccio una goccia d’ acqua. Tutto funziona da subito e restano da terminare solo piccolissimi dettagli.
Nel giugno del 2008 rinasco ed è incredibile quanto Claudio e Giorgio abbiano imparato in questi nove mesi.
Gli obiettivi della L.N.I. sezione di Senigallia sembrano proprio essere stati raggiunti.
Oltre che partecipare attivamente finanziando i miei restauri ed avere accolto due nuovi giovani Soci e farli divenire esperti marinai, la L.N.I di Senigallia oggi ha a disposizione anche una barca perfetta ed efficiente per l’iniziazione dei nuovi giovani velisti alla vela d’altura che, prometto, farò tutti imparare a far rispettare e amare il Mare.

Dimenticavo: oggi mi chiamo CU Cu’.7

Autori:
Marco Veglia
Claudio Luciani

Prima

Durante i lavori

Dopo

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